LO SCAVO DELLA VILLA ROMANA
Uno dei siti archeologici più interessanti situato in località Cà Motte è stato scavato dagli studenti del Dipartimento di Discipline Storiche, Artistiche e Geografiche dell’Università degli Studi di Verona sotto la direzione della Professoressa Giuliana Maria Facchini. In tre anni di scavo (dal 2002 al 2004) l’indagine dell’Università su circa 600 mq ha riportato alla luce i resti di una villa rustica della prima età imperiale. E’ stata scavata una parte consistente dell’edificio rustico, con tracce delle sottofondazioni di ambienti. L’indagine archeologica ha rilevato l’esistenza di due fasi insediative ben distinte con una distribuzione degli spazi e delle funzioni diversa e la frequentazione dell’area fino all’età tardoantica (presenza di trincee di spoliazione di muretti di età precedente). La situazione economica del sito era particolarmente florida come testimoniano i numerosi reperti: ceramica fine da mensa costituita da coppe di terra sigillata norditalica con decorazione a rilievo (Sariusschalen), patere e coppette in terra sigillata liscia di produzione centroitalica e norditalica, coppette a pareti sottili a pasta grigia, vasellame d’uso comune acromo, un orlo di grande piatto in vetro verdino con il bordo decorato a incisione, materiali di bronzo e monete.
LO SCAVO ZANFORLINA
Nel 2001, Enrico Maragno, presidente del GAV scopriva nel Comune di Pontecchio Polesine, in località Zanforlina, un sito dell’età del Bronzo che nel 2002 è stato sottoposto a un saggio di scavo in collaborazione col Museo Civico di Rovigo. Lo scavo ha fatto ipotizzare un insediamento abitativo di capanne poste sul limitare di una palude e risalenti all’età del Bronzo medio fra il 1650 e 1550 a. C.Lo scavo si è limitato ad un’area di circa 2 x 5 metri, dove alla profondità di circa un metro in uno strato di limo scuro di circa 50 cm di spessore sono stati trovati abbondanti resti ceramici e di pavimentazione e focolari con grumi di argilla alterata dal fuoco. Fra il materiale raccolto si segnalano numerosi frammenti e anse di recipienti in ceramica da mensa e da dispensa, un corno di cervo in fase di lavorazione, un ago ottenuto da un osso lavorato, un lisciatoio per affilare strumenti da taglio, pezzi di macine e varie conchiglie, probabilmente usate come monili.Il sito risente dell’influsso emiliano-romagnolo, da confrontarsi col sito di Pilastri di Bondeno, collegato con la Facie culturale di “Grotta Nuova” in area Toscana.